Sulla strada con i volontari di Piazza Grande

IMG_1256Una serata con i volontari di Piazza Grande quella che ieri ho trascorso dalle 20 alle 23. Partendo da via Barozzi, dalla piccola postazione dove ogni cosa è catalogata tra alimenti, vestiti e coperte bene prezioso per chi vive sulla strada. Già la strada. Una casa a cielo aperto, una residenza scelta o subita da chi lentamente scivola nella classe sociale.


Vedere da vicino                                                                                                                  
“Cosa si aspetta da questa serata?” Mi chiede Erica assistente sociale che guida il gruppo sulla strada e che mi porterà in giro, come “Servizio mobile di sostegno” assieme a Daniela e un ragazzo siriano. “Sono candidato alle elezioni regionali – rispondo – ho fatto una campagna tra la gente, tra problemi che conosco e altri che ho solo letto sui giornali. Voglio vedere da vicino questo aspetto della nostra città e la vostra operatività “. Comincia così il nostro giro. Un gruppo va in stazione, dove sono attesi in un punto fisso, e poi tra i binari nella mappa di un luogo che nasconde tanti posti dove sostare. La stazione è sicurezza: il calore della sala d’aspetto e tanti angoli dove stare. Io vado con Erica e il suo gruppo in giro per vie e vicoli. La prima tappa di solito è piazza Azzarita. Due persone hanno “casa” proprio davanti al palazzetto, ma questa sera dormiranno più tardi. L’arrivo di Matteo Renzi ha blindato la strada per loro e per noi.

Tè caldo e crackers
Allora tocca cambiare e si va a Cadriano. Lì troviamo Giovanni (questo nome come gli altri sono di fantasia) vive in una casa diroccata col suo cane. La serata è fredda ma lui resiste con pochi vestiti. L’alcol aiuta molto ed è una piaga frequente in queste persone. Tè caldo crackers, qualche mela e tante chiacchiere. L’alimento è un sostegno ma principalmente un pretesto per intavolare una relazione. Che è difficile. “A volte ci è voluto più di un anno per stabilirla” dice Erica. Come per Franco che troviamo in pieno centro, scarpe rotte. Una relazione fatta di monosillabi. Per lui i volontari di Piazza Grande, che conoscevano il problema, hanno portato un paio di scarpe nuove, belle. Ma non c’è verso Franco non le vuole, come non vuole vestiti o una coperta per riscaldarsi. Solo tè caldo, tanto tè. E Sergio più avanti intavola con noi un soliloquio fatto di bellezze artistiche dei portici di Bologna, la storia di Palazzo Montanari, monsignor Vecchi novello cardinale Lambertini che celebra la messa in San Pietro dove va lui. E nel parlare esce fuori una vita familiare difficile di cui spesso non si parla. Ma anche richieste concrete: una giacca, un cappotto blu lungo.

Un anno in strada, sette anni di vita normale
Ci sono tante persone in questa condizione. Alcune vanno nei dormitori o nei “container” e su questo Bologna è attrezzata ma altre scelgono di restare per strada. La loro vita è costellata da tanti fallimenti che ora fa paura solo il pensiero di riuscire in qualcosa. E la vita scorre con il dato, come dice una recente ricerca, che un anno in strada corrisponde a sette anni di vita normale. È così il nostro giro volge al termine. Incontriamo ancora Antonio alle prese con problemi di carta di identità che ci racconta di una Bologna generosa che permette a lui e al suo cane di sopravvivere. L’ultima tappa è in zona Stadio, un’altra chiacchierata con Mario, il tempo di bere tanto tè caldo, di fumare una sigaretta in compagnia, di fare progetti per i giorni successivi quando dovrà tornare nella sede di Piazza Grande perché, forse, si sara’ convinto ad andare in un luogo di accoglienza. Torniamo da dove siamo partiti e a questo punto sono io a fare una domanda ad Erica:”Perché fai questa attività?”. “Per il piacere di poter riuscire a cambiare la vita di qualcuno” risponde. Ci salutiamo. “Non posso votare – mi dice – ho la residenza in Valle d’Aosta”. Non importa. In realtà, in questo caso, essere candidati è l’opportunità di toccare con mano diritti minimi, di vedere una associazione preziosa per il lavoro che fa, di conoscere un problema e vederlo nelle sfaccettature di questa città che diventa un grande dormitori.

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