Quel figlio perduto…

lucaangeloPerdere un figlio è qualcosa di unico e sconvolgente. Anche per me lo è stato. E’ qualcosa d’innaturale perché sono i figli che dovrebbero sopravvivere ai loro padri. Luca aveva quindici anni quando andò in coma per un’operazione che non ebbe gli esiti sperati. Noi neanche sapevamo cosa fosse il coma. Lo imparammo a sue e nostre spese. Allora, era il 1998, in Italia nessuno volle dare una speranza a un ragazzino pieno di vita che da un momento all’altro sembrava sospendere ogni comunicazione con noi. Ma noi non ci arrendemmo. Luca non si arrese. Nacquero “Gli amici di Luca” si attivò una gara di solidarietà che coinvolse tutta l’Italia. Raccogliemmo i fondi per andare in Austria a Innsbruck in una clinica altamente specializzata e molto costosa. Lì imparammo cosa fare e come fare. Luca in pochi mesi si svegliò dal coma. Non come si vede nei film. Non era come prima, ma cominciava a rinascere ad avere consapevolezza di sé verso un futuro con il quale fare i conti assieme a probabili disabilità che l’avrebbero accompagnato per il resto della sua vita. E quando tutto sembrava andare per il meglio la mattina dell’8 gennaio Luca non si sveglia. Così come improvvisamente era andato in coma così, inaspettatamente, muore nel sonno. Potete immaginare il dolore privato di due genitori ma anche l’importanza di una vicenda diventata pubblica. Io e la sua mamma Maria decidemmo di fare tesoro della nostra esperienza, di non lasciare morire il messaggio di Luca e delle tante persone come lui in coma che quotidianamente combattono per il diritto di cura e per tornare alla vita. Lanciammo l’idea della Casa dei Risvegli a lui dedicata. Un centro pubblico di assistenza e ricerca dell’Azienda Usl di Bologna che vede la famiglia al centro della terapia che da una speranza di ripresa e risocializzazione in un percorso “dal coma alla comunità.

La Casa dei Risvegli Luca De Nigris è oggi un punto di riferimento per l’Italia, un modello riconosciuto dalla Consiglio d’Europa. E’ un progetto che ci riempie la vita, che è diventata la nostra missione. E come amiamo dire: “Ogni volta che qualcuno si sveglia dal coma, Luca è vivo tra noi”.

Ho fatto un altro matrimonio, ho avuto altre due splendide figlie. Ma non c’è giorno che non pensi a Luca, a quello che lui ha perso. Non ha amato e non ha coltivato le sue passioni, le sue speranze, le sue aspirazioni. Che cosa avrebbe fatto? Cosa Sarebbe diventato? Domande senza risposta.

E ed è la sera che si acuisce quel dolore profondo che è un bene prezioso come un diamante incastonato dentro di me. Dentro di noi.

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