Una “scuola dei diritti dei cittadini” come quella pensata dall’associazione Achille Ardigò ci mette davanti a nuovi strumenti per la difesa di questi diritti. Difesa che non è soltanto il fine, ma anche la scelta dei mezzi usati per arrivare ad essa. In questo senso, l’informazione , l’educazione, la cultura e la formazione dei diritti mi fa pensare anche alla rete delle azioni e dei soggetti coinvolti e da coinvolgere per rafforzarli e permettere di rispettarli. Perché i diritti sono tutti uguali, tutti esigibili, ma alcuni sembra che siano diversi. Ad esempio, quando si parla dei diritti legati alle persone con disabilità sembra che si parli sempre di qualcosa a parte, di altri diritti rispetto a quelli che riguardano la cittadinanza tutta.
In realtà, e sembrerebbe una ovvietà quella che sto esprimendo, parliamo degli stessi diritti. Con la ratifica italiana della Convenzione sui diritti delle Persone con Disabilità dell’ONU è stato sancito che “le persone con disabilità non devono più chiedere il riconoscimento dei loro diritti, bensì sollecitare la loro applicazione e implementazione, sulla base del rispetto dei diritti umani”.
L’”Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità” nel quale in questi anni ho operato si è impegnato nella ratifica e attuazione della convenzione Onu. Una convenzione che esprime in maniera esauriente concetti come il diritto alla vita e all’inclusione sociale della persona con disabilità, legando questa condizione alla relazione con l’ambiente circostante. Inutile dire che siamo ben lontani dal rispetto di questi diritti, nonostante i piani di azione redatti dall’Osservatorio in questi anni siano stati riconducibili a linee di intervento che vanno dalla certificazione della condizione di disabilità ed il modello di intervento socio-sanitario; al lavoro e occupazione; ai modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società; alla promozione e attuazione dei principi di accessibilità e mobilità; processi formativi ed inclusione scolastica ed altro.
Ecco perché la “scuola dei diritti – Achille Ardigò” può essere un volano per entrare nel merito, per riflettere, sviluppare ed orientare azioni concrete in tutta la complessità dei diritti, confrontandosi e facendo rete non solo con le istituzioni ma con i molteplici soggetti tra associazioni di volontariato e privato sociale che operano a livello locale e nazionale in aree territoriali dove i diritti non sono sempre rispettati; non sono riconosciuti in senso generale quando è possibile esprimere il proprio malcontento e le proprie ragioni, ancora più difficili nella fragilità della persona che ne dovrebbe fruire o, come nel caso delle persone in stato vegetativo e minima coscienza di cui ci occupiamo, non possono esprimersi ed hanno bisogno di una forte rappresentatività.
Da questo punto di vista l’essere stato coinvolto come testimonial per l’esperienza della Casa dei Risvegli Luca De Nigris (struttura pubblica dell’Azienda Usl di Bologna, con l’associazione Gli amici di Luca onlus ed il Comune di Bologna), mi stimola a diffondere il senso di una vita indipendente e piena come un altro dei diritti prioritari; specialmente quando l’indipendenza interpreta uno stile di vita percettibile solo ai familiari ed alle persone a loro più vicine. Percettibile e pertanto appannaggio di persone “elette” che in quanto tali avrebbero bisogno di una rappresentanza politica e sociale che li sapesse davvero tutelare.
Fulvio De Nigris
Direttore centro Studi per la ricerca sul Coma / Gli amici di Luca onlus
nella Casa dei Risvegli Luca De Nigris
fulvio.denigris@comune.bologna.it