Sapevo che entrare in Consiglio regionale sarebbe stata un’impresa difficile per uno come me che lavora lontano dalla politica, ma ci ho creduto e ho fatto la mia gara con poche risorse e molto impegno. Un impegno che, anche alla luce del disastroso calo di partecipazione, non ritengo concluso: un elettore su due rispetto alla scorse elezioni, e due su tre complessivamente, hanno disertato le urne. Non credo sia un “problema secondario”. Penso che per una Regione dall’alto senso civico sia un fatto grave e rappresenti un significato politico molto chiaro. E se il mandato di rappresentanza è pieno perché non sminuito dall’astensionismo il mandato politico, al contrario, è di forte destabilizzazione. Dobbiamo rifiutare il fatto che Bologna e l’Emilia-Romagna abbiano smesso di essere il faro della politica Italiana.
Occorre una classe dirigente del Pd che stia sul territorio, che sappia confrontarsi sui temi cosiddetti caldi: il lavoro, la crisi, le vie d’uscita. E non mi riferisco al contatto con i circoli, feudi dell’uno o dell’altro candidato. Penso a un Pd che si confronta con i cittadini, nelle pubbliche piazze, che lavori per ritrovare la coesione e la partecipazione. Certo per fare questo occorre essere uniti al proprio interno, occorre essere squadra. La competizione elettorale alla quale ho partecipato è stata illuminante per molti versi. Ho trovato un partito parcellizzato che non sa fare squadra al suo interno, nel quale i candidati civici sono considerati ospiti poco graditi perché non renziani, cuperliani, o civatiani. Non si concepiscono aumenti di voci nel coro, si è automaticamente fuori. Anche per questo i 2678 elettori che hanno sostenuto la mia candidatura, un risultato importante ma non sufficiente per essere eletto, mi chiedono di continuare a fare sentire la loro voce.
Di lavorare per rinnovare questa politica e la Regione, per avvicinarla alla gente, coinvolgendoli sui problemi concreti, facendo tesoro delle loro competenze, della loro capacità e voglia di occuparsi della collettività. Mi piacerebbe farlo all’interno del Pd. La buona politica, quella che tocca i problemi veri e offre opportunità concrete alla vita delle persone, esiste; soltanto insieme possiamo ancora risvegliarla.